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La decisione dello scorso 25 gennaio della Corte Costituzionale italiana sulla riforma della legge elettorale varata dal governo Renzi lascia l'Italia con due suffragi differenti per l'elezione della Camera (proporzionale con premio di maggioranza) e del Senato (proporzionale senza premio di maggioranza), aumentando la probabilità di una negoziazione tra i partiti per omogeneizzare i due sistemi, introducendo verosimilmente una dose maggiore di proporzionale.
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- Decisione della Corte Costituzionale: favorevole a Renzi ma il rischio "antisistema" non è definitivamente superato
La Corte Costituzionale ha considerato incostituzionale il ballottaggio che avrebbe favorito il movimento antisistema (M5S) di Beppe Grillo, ma ha convalidato il premio di maggioranza che conferma l'impianto maggioritario della legge. Tale decisione pertanto appare favorevole a Matteo Renzi nel braccio di ferro che lo oppone all'ala sinistra del Partito Democratico. La sentenza è positiva anche rispetto al rapporto di forza con il centrodestra berlusconiano.
Nessuna coalizione sembra capace di ottenere la maggioranza al Senato, tranne, forse, un'alleanza tra M5S e i partiti antisistema, antieuro e antimigranti (Lega e Fratelli d'Italia).
La necessità di costituire delle coalizioni dovrebbe spingere i partiti ad accordarsi per una revisione del sistema elettorale. Considerando gli interessi rispettivi dei singoli partiti, la negoziazione rischia di essere lunga e complicata aumentando le probabilità che il governo Gentiloni duri fino alla primavera del 2018.
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